Lavoro agile e amministrazione penitenziaria tra emergenza pandemica ed emergenza carceraria

Autore: Vincenzo Lamonaca

Anno: 2021

Numero: 2

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La ricca riflessione sul lavoro agile emergenziale, introdotto per far fronte alle necessità organizzative e sanitarie in relazione alla pandemia da COVID-19 è stata prevalentemente incentrata sulle ricadute teorico-pratiche relative al lavoro sia privato, sia pubblico.
Il campo di applicazione della l. n. 81/2017, che ha introdotto la disciplina eteronoma del lavoro agile, non consentiva di formulare alcuna riflessione scientifica sulle possibilità applicative dell’istituto al personale appartenente al Comparto Sicurezza e Difesa, in quanto collocato in regime di diritto pubblico.
Diversamente, invece, l’affastellata disciplina del lavoro agile emergenziale ha consentito la sperimentazione di una peculiare forma di esso, indicata dalla dottrina con il termine homeworking, sviluppatosi prevalentemente entro le mura domestiche.
Tale modalità organizzativa del lavoro ha riguardato anche una parte del personale appartenente al Corpo di Polizia penitenziaria entro determinati confini applicativi, da cui sono naturalmente esclusi non solo i poliziotti impiegati in attività operative, ma anche i funzionari e dirigenti con incarichi di comando e coordinamento, la cui presenza in istituto risulta indispensabile per la gestione sia di eventi critici, sia dell’ordinaria e quotidiana attività penitenziaria.