Brevi considerazioni sui fondamenti epistemologici e metodologici dell’alternanza

Autore: Matteo Colombo

Anno: 2018

Numero: 3

Scarica il volume

I dibattiti contemporanei a proposito dell’alternanza scuola-lavoro, e più in generale di ogni metodologia volta a integrare percorsi formativi “classici” con
esperienze pratiche, ripropongono spesso una forma malcelata di dualismo radicale: la teoria e la conoscenza astratta sono superiori alla conoscenza pratico-pragmatica. Nel presente lavoro viene brevemente presentata la teoria di June B. Boyce-Tillman, dell’embodied cognition: una conoscenza incarnata, in grado di tenere conto della complessità dell’esperienza umana senza sminuire nessuna delle parti che la compongono, rivendicando una forma di
conoscenza non riducibile a quella teoretico- astratta, ma che passa attraverso la corporeità. Come accedere a questa conoscenza? Come si impara, e dove? Per rispondere a queste domande, David Allan sviluppa un’analisi concettuale del significato di work learning. La domanda: cosa significa conoscere lavorando, tener assieme teoria e pratica, si amplifica e si approfondisce, fino a diventare: che cosa significa “lavoro”? L’autore non dà una risposta, ma propone di allargare l’orizzonte semantico e di evitare definizioni riduttive o limitative di lavoro e di apprendimento. Harris e Chisholm descrivono invece il
concetto di lifeplace learning: se non si può confinare l’insegnamento e la formazione all’interno di aule scolastiche, fuori dalle quali c’è l’opposto mondo del lavoro, è altrettanto vero che una concezione della formazione come integrazione tra prassi e teoria genera un soggetto, una persona, che è prima di tutto in grado di conoscere, giudicare, e imparare dalla maggior parte delle esperienze che vive. Il presente contributo si conclude con un tentativo di sintesi chiedendosi infine cosa vuol dire, oggi, coniugare teoria e pratica all’interno di un metodo educativo.