Grande dimissione: fuga dal lavoro o narrazione emotiva? Qualche riflessione su letteratura, dati e tendenze

Autore: Michele Tiraboschi, Renato Brunetta

Anno: 2022

Numero: 6

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Le riflessioni intorno al fenomeno della Great Resignation sono nate negli Stati Uniti e si sono presto diffuse in Europa. Anche in Italia ha preso piede la discussione nel tentativo di spiegare gli aumenti delle dimissioni volontarie, a seguito dell’allentamento delle misure restrittive legate alla pandemia, e la difficoltà di molti comparti dell’economia nel soddisfare il proprio fabbisogno occupazionale. Il tema si sta poi estendendo anche al settore pubblico soprattutto per la difficoltà riscontrata nel coprire alcune posizioni cruciali legate alla implementazione del PNRR. Siamo quindi di fronte a una rivoluzione epocale nel mondo del lavoro? In realtà non sembra, almeno osservando il trend delle dimissioni prima e dopo la pandemia. Il fenomeno delle dimissioni volontarie, seppur con tassi più contenuti, non è infatti qualcosa di ascrivibile esclusivamente agli ultimi due anni, avendo registrato un tasso di crescita annuo in media dello 0,10 per cento già tra il 2009 e 2019. Un elemento sufficiente a sfatare il mito che in modo quasi improvviso le persone abbiano deciso di ritirarsi dal mercato del lavoro. Un mito davvero esagerato, proprio perché, se si guarda al contesto della occupazione totale negli ultimi dodici anni, si può vedere che la Great Resignation non è solo la turbolenza a breve termine provocata dalla pandemia, ma piuttosto la continuazione di una tendenza a
lungo termine.