Quale sostenibilità per la longevità? Ragionando degli effetti dell’invecchiamento della popolazione sulla società, sul mercato del lavoro e sul welfare

Autore: Valeria Filì

Anno: 2022

Numero: 95

ISBN: 979-12-80922-00-7

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La longevità dà la felicità? Forse, ma dipende dalle condizioni di vita e dal contesto economico, familiare e sociale in cui si è inseriti.
Il sogno delle generazioni che ci hanno preceduto di vivere sempre più a lungo è diventato realtà in Italia e in Europa e, anche se nel 2020 la pandemia da Covid-19 ha fatto diminuire di alcuni mesi l’aspettativa media di vita per uomini e donne rispetto al 2019, i dati (Eurostat) del 2021 indicano già una risalita.
Nei miti e nelle fiabe la tensione verso la longevità si accompagna sempre a quella dell’assenza di malattie: l’elisir di lunga vita non dona, infatti, soltanto l’immortalità ma anche un ottimo stato di salute. Certo, gli antichi non pensavano alle implicazioni sul mercato del lavoro, sul welfare e sui rapporti intergenerazionali, ma certamente nella mitologia e nella favolistica la longevità non è considerata sempre un bene assoluto, nella consapevolezza delle pe-
santi ricadute sui delicati equilibri naturali e sociali.
Oggi, occuparsi di longevità è quasi un dovere, per diversi motivi: sia perché è una realtà fenomenica con cui dobbiamo fare i conti come collettività e come individui sia per il rilevante impatto che l’aumento dell’aspettativa di vita ha sull’economia, sul mercato del lavoro e sui sistemi di sicurezza sociale. La responsabilità, prima di tutto morale, che abbiamo nei confronti delle generazioni future ci impone di considerare gli scenari che si stanno delineando e affrontare e guidare i fenomeni in atto. Vivere più a lungo – senza l’elisir di lunga vita – significa ammalarsi di più ed essere maggiormente esposti al disagio economico e all’emarginazione sociale.